Uno studio di Boston Consulting Group spiega come e dove investire per non rimanere tagliati fuori dall’ondata di innovazioni che sta stravolgendo il comparto dei trasporti
“Un’ondata di digitalizzazione sta investendo il mondo delle spedizioni via mare e via aerea di merci”. Con questa espressione si apre la ricerca ‘The digital imperative in freight forwarding’ appena pubblicata da Boston Consulting Group nella quale viene illustrato come e quanto la rivoluzione digitale in atto sta già cambiando i modelli di business degli attori a vario titolo coinvolti nel business della logistica.
Che il tema della digitalizzazione sia in cima alla lista dei pensieri e delle azioni degli addetti ai lavori lo dicono le cronache degli ultimi giorni. In Italia il Cluster cargo aereo ha appena affermato che “il 2019 sarà l’anno della digitalizzazione per il cargo aereo in Italia”, il colosso tedesco delle spedizioni Db Schenker ha annunciato il progetto per digitalizzare il business globale delle parti di ricambio con la piattaforma ‘Logistics Orchestrator’, cinque delle principali compagnie di navigazione al mondo (MSC, Maersk, CMA CGM, Hapag Lloyd e ONE) formeranno un’associazione con l’obiettivo di stabilire standard comuni per favorire digitalizzazione, standardizzazione e interoperabilità del settore. La stessa Msc, in partnership con Traxens, investirà nei prossimi mesi per installare su 50mila container sistemi di tracciamento in tempo reale delle merci. Due giorni fa è stata lanciata una nuova piattaforma ribattezzata CargoX (implementata in Italia da DBA Group) destinata a spedizionieri, caricatori e vettori che sfrutterà la tecnologia blockchain per assicurare la trasmissione sicura di dati, informazioni e documenti eliminando completamente la carta e le procedure di comunicazione tradizionali.
Lo studio di Boston Consulting Group sulla rivoluzione digitale in atto nel mondo della logistica merci afferma in maniera netta che chi non si adeguerà all’evoluzione in corso (il riferimento è in particolare agli spedizionieri vecchio stampo) è destinato prima o dopo all’estinzione. Comunicazioni via mail, consegne a mano di documenti e fax rappresentano ormai il passato.
Cinque sono le tipologie di nuovi entranti che stravolgono le dinamiche tradizionali: startup come Freightos e Flexport offrono piattaforme digitali che migliorano e velocizzano l’esperienza del cliente, colossi come Maersk e Kuehne+Nagel stanno incubando nuovi progetti per digitalizzare i servizi di trasporto e spedizioni, i grandi vettori migliorano i sistemi di booking sui propri portali (vedi il caso di my.Maerskline.com) con l’obiettivo di bypassare l’intermediazione degli spedizionieri e arrivare direttamente ai caricatori. Ci sono poi ‘integrator’ come Ups e FedEx che cercano progressivamente di avere sotto controllo tutta la catena logistica dei prodotti dall’acquisto fino alla consegna finale, mentre i più grandi clienti dell’industria logistica (uno su tutti il marketplace Amazon, ma anche Alibaba e Jd.com) stanno progressivamente internalizzando almeno parte delle spedizioni marittime e aeree delle merci con proprie società di logistica.
Gli investitori finanziari hanno compreso le enormi opportunità di questi innovativi strumenti di lavoro digitali nel mondo delle spedizioni merci (dove il market leader DHL ha un market share appena del 13% e i primi cinque player mondiali contano meno del 50% in un mercato da 130 miliardi di dollari fra trasporti aerei e marittimi) e da alcuni anni hanno scommesso su alcuni di loro. Fra il 2012 e il 2017 le startup che offrono servizi digitali nel mondo dello shipping e della logistica hanno raccolto finanziamenti per 3,3 miliardi di dollari (molti dei qual destinati a portali per la negoziazione di spedizioni merci).
Fra questi soggetti spicca Flexport, portale tramite il quale passano circa 120.000 container Teu ogni anno, che ha ricevuto finanziamenti per 300 milioni di dollari, ha oggi un valore di mercato superiore al miliardo e può vantare fra i suoi investitori Dst Global, Founders Fund, Wells Fargo e Sf Express. Ma ci sono anche Freightos (93 milioni di dollari raccolti, un valore superiore a 100 milioni e azionisti come Ge Ventures, Icv Partners, Aleph e Singapore Exchange), Freight Hub (23 milioni di funding), Fleet (14 milioni raccolti), Haven (14 milioni) e iContainers (11 milioni).
Nel suo report Bcg evidenzia come tre siano i pilastri sui quali si basa l’innovazione portata dai nuovi attori digitali: far incontrare direttamente domanda e offerta di spedizioni, piattaforme digitali per servizi spedizionieristici e una maggiore interconnessione fra le diverse piattaforme. I nuovi spedizionieri digitali si distinguono poi fra quelli che gestiscono direttamente l’operatività dei trasporti (spesso si tratta di emanazioni dei grandi vettori, come Twill che ha avuto origine all’interno del gruppo Maersk) o fra quelli che invece si servono di agenti e partner esterni (ad esempio Flexport).
Boston Consulting Group conclude la sua analisi con alcuni consigli utili: digitalizzare tutti i processi possibili, automatizzare le procedure, costruire e o allearsi con una startup digitale attiva nel business delle spedizioni merci e ringiovanire lo staff in azienda. Chi non si farà trovare pronto per affrontare la sfida in atto è destinato a non cogliere o a cogliere in minima parte le opportunità di guadagno che il mercato garantirà in futuro.
via: www.ship2shore.it