DHL analizza la globalizzazione mondiale

DHL analizza la globalizzazione mondiale

Milano, 16 novembre 2016 – DHL, leader di mercato globale nell’industria della logistica, ha annunciato la quarta edizione del Global Connectedness Index (GCI), un’analisi dettagliata dello  tato della globalizzazione nel mondo. Il report 2016 mostra che la connessione globale, misurata da flussi transfrontalieri di beni, capitali, informazioni e persone, nel 2014 ha superato  il picco antecedente la crisi, registrato nel 2007. Nel 2015, l’espansione post-crisi della  globalizzazione ha mostrato un rallentamento, ma i dati indicano che non c’è stata un’inversione  di marcia. Le informazioni al momento disponibili, in alcune zone ancora preliminari, suggeriscono che nel 2015 il mondo era circa l’8% più collegato rispetto al 2005. Il pilastro dell’informazione, misurata in termini di traffico Internet internazionale, minuti di chiamate telefoniche e scambi di pubblicazioni cartacee, ha mostrato la crescita più forte nel periodo di riferimento 2013-2015. I guadagni in termini di capitale e i flussi di persone sono stati più modesti, mentre il calo della quota di merci scambiate attraverso le frontiere, e iniziaDHL analizza la globalizzazione mondialeto nel 2012 , ha subito un’accelerazione nel 2015.

“Negli ultimi 50 anni la globalizzazione è stata il motore del progresso mondiale e il GCI  dimostra che si è finalmente ripresa dalla crisi finanziaria, ma affronta un futuro incerto. È indispensabile che responsabili politici e imprenditori sostengano un ambiente in cui la globalizzazione possa continuare a svilupparsi e a migliorare la vita dei cittadini in tutto il  mondo” ha commentato Frank Appel, CEO di Deutsche Post DHL Group.

La ricerca sul GCI è stata condotta da Pankaj Ghemawat, esperto di globalizzazione di fama internazionale, che ha evidenziato come le economie emergenti siano ancora in ritardo sulla connessione globale. “Le economie avanzate sono circa quattro volte più integrate per quanto riguarda i flussi di capitali internazionali, cinque volte di più sui flussi di persone e nove volte di più rispetto ai flussi delle informazioni”, ha commentato Ghemawat. Il GCI rileva inoltre che se  le economie emergenti diventassero più simili alle economie avanzate, in termini di livelli di connessione, questo fornirebbe un potente impulso alla connessione globale.L’edizione 2016 mostra anche una crescente percentuale di traffico Internet che attraversa i confini nazionali, anche se i flussi del commercio e delle informazioni sono in ritardo rispetto al  potenziale. “Questo sottolinea le enormi possibilità per l’e-commerce internazionale di incrementare l’attività e ampliare le opzioni disponibili per i consumatori di tutto il mondo”, ha dichiarato Jürgen Gerdes, CEO Post – eCommerce – Parcel, Deutsche Post DHL Group.

Risultati dell’Index 2016 per paese e regione

Oltre a una panoramica completa sullo stato della globalizzazione, il report 2016 contiene anche un’analisi dettagliata della “connectedness” dei singoli paesi e regioni. L’indice classifica i paesi in base a profondità (intensità dei flussi internazionali) e ampiezza (distribuzione geografica dei flussi), che si combinano per un punteggio complessivo tra 0 e 100. I Paesi Bassi hannDHL analizza la globalizzazione mondialeo mantenuto la posizione di paese più connesso al mondo, mentre l’Europa si è confermata ancora una volta come la regione più connessa. Tra i primi 10 paesi più globalizzati al mondo, otto sono europei. Singapore e gli Emirati Arabi Uniti sono le due eccezioni. Il Nord America è la seconda regione più globalizzata, ed è al vertice nei pilastri dei capitali e dell’informazione. Gli Stati Uniti sono il paese più connesso delle Americhe e, in generale, si classificano al 27 posto tra i 140 paesi esaminati dal GCI. Nel corso degli ultimi due anni, è il Nord America ad aver avuto il guadagno maggiore in termini di connessione globale, seguito dal Sud e Centro America e dai Caraibi, mentre i paesi dell’Asia Centrale e del Sud e l’Africa sub-sahariana hanno subito un calo nei livelli medi di connessione globale. Suriname, Giamaica e Fiji hanno ottenuto i risultati migliori nel biennio 2013-2015, salendo rispettivamente di 23 (dal 112 ° all’89°), 22 (dal 107° all’85°) e 20 (dal 94° al 74°) posizioni. L’ascesa del Suriname è stata guidata da un sostanziale ampliamento delle interazioni internazionali, mentre Giamaica e Fiji hanno fatto registrare aumenti sia nella profondità sia nell’ampiezza della connectedness globale. Nigeria, Togo e Nicaragua hanno registrato le maggiori diminuzioni in termini di posizione generale, scendendo rispettivamente di 28 (dalla 67° alla 95°), 21 (dalla 72° alla 93°) e 19 (dalla 71° alla 90°) posizioni.

Uno sguardo all’Italia

Nel Global Connectedness Index di DHL di quest’anno, l’Italia si è classificata 25esima su 140 paesi sulla base dei dati del 2015. Il nostro Paese è sceso di una posizione rispetto al 2013, anche se il punteggio, che riflette il livello di connessione assoluto, calcolato su una scala 0-100, anziché quello relativo, è salito di 1 punto. Nonostante si posizioni sufficientemente in alto nell’indice globale, altri 16 paesi europei registrano risultati migliori.In termini di profondità, l’Italia si classifica 71esima su 140, appena sotto la media, con un punteggio massimo nel pilastro del capitale di 20 su 90 e compensato dal basso risultato sulla profondità del commercio (99esima su 140). In termini di ampiezza, l’Italia ottiene un posizionamento piuttosto alto, classificandosi 15esima su 140 paesi.  Anche se il risultato del capitale nel pilastro ampiezza è intorno alla media, il punteggio globale dell’ampiezza beneficia degli ottimi risultati in commercio, informazione e persone.

Focus sull’Europa

la maggior parte dell’attività internazionale in Italia è diretta verso altri paesi europei. Tenendo conto sia dei membri dell’Unione europea (UE), sia degli altri paesi del continente, la maggior parte dei flussi italiani in tutte le attività esaminate dall’indice rimangono all’interno dell’Europa, e per l’Italia la proporzione intra-regionale si innalza fino a 95% nel caso di FDI stock verso l’interno e a 94% per il portafoglio azionario verso l’estero. Dato che l’Europa è la regione più integrata internamente al mondo, ampiezza e regionalizzazione in Europa vanno di pari passo.DHL analizza la globalizzazione mondiale

Nuovi indici per le città: Globalization Giant e Hotspot

Le tendenze parallele di globalizzazione e urbanizzazione hanno stimolato un crescente interesse per le città globali. L’edizione 2016 del DHL Global Connectedness Index introduce due nuovi indici: il “Globalization Giants”, che confronta le dimensioni delle interazioni internazionali delle città, e il “Globalization Hotspots”, che rispecchia la dimensione profondità esaminata dal GCI a livello nazionale e classifica le città in base ai flussi internazionali di beni, capitali, persone e informazioni più intensi rispetto all’attività interna. Singapore guida le classifiche di entrambi i nuovi indici di globalizzazione. “Anche tenendo conto dei vantaggi strutturali di Singapore, la Città del Leone sbaraglia le altre per quanto riguarda la profondità dei flussi internazionali,” ha commentato Ghemawat. “Bisogna anche dar credito alle politiche attuate per far espandere le connessioni di Singapore oltre l’immediato vicinato,” ha aggiunto.Londra e New York, costanti leader delle classifiche relative alle città, si collocano rispettivamente al 3° e 4° posto nell’indice Globalization Giant, ma solo al 74° e 76° posto nell’indice Globalization Hotspot. Secondo la ricerca, molte città più piccole sono più intensamente concentrate sulle attività internazionale rispetto a queste due megalopoli. Sorprendentemente, hanno ottenuto posizioni di rilievo nell’indice Hotspot Manama (2°), Tallinn (6°) e Mumbai (13°).

 
via: www.dhl.com 

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